Ecco perché in molti utenti social scatta quella irrefrenabile voglia di mettere e incassare i like: c’è un meccanismo che scatta alla base della dipendenza.
Alzi la mano chi fra i propri followers non ha un profilo che mette like ad ogni foto. C’è sempre il suo nome sotto i nostri post, e spesso arriva per primo.
Una sorta di sindrome, anzi una vera e propria ossessione per molti, che “scrollano” i contenuti e li approvano spesso senza neanche guardarli o dare importanza a ciò che appare davanti ai loro occhi. Strano verrebbe da dire, e invece è così. Ci sono utenti che aprono i loro social preferiti con frequenza, più volte al giorno, e sentono quasi il bisogno di mostrare la loro presenza. Lo fanno non solo postando foto o messaggi con frequenza, ma anche mettendo i like in maniera assolutamente compulsiva. Dietro a questo atteggiamento si nasconde una vera e propria sindrome, con una spiegazione chiara. La stessa che motiva la necessità da parte di molti utenti di incassare i like, e di postare contenuti con frequenza per avere l’approvazione della community.
Un momento con gli amici, una pietanza, una citazione o una frase. Sui social alcuni utenti postano qualsiasi tipo di impressione o di immagine e molti lo fanno con grandissima frequenza. Le vite di molte persone sono praticamente condivise online, spesso oltremodo, e c’è chi chiaramente osserva e non vede l’ora di mettere un like. Il meccanismo è semplice, e lo è anche la spiegazione. Ci sono infatti molte persone ossessionate dall’approvazione altrui, e vanno costantemente alla ricerca spasmodica di un like, di un messaggio, di un complimento. Questo meccanismo è associato al cosiddetto reward learning. La traduzione è apprendimento per ricompensa, ed è molto simile a quello delle cavie.
In sostanza più si riceve una ricompensa e maggiore è la spinta a fare qualcosa. Un atteggiamento che porta quindi chi incassa complimenti o like di continuo ad aumentare il numero dei post, e chi invece non è al centro dell’approvazione ad inserire contenuti meno frequentemente. Tutto ciò, e a confermarlo sono studi molto importanti che vanno tutti nella stessa direzione, ha spinto molte persone a concedere molto più spazio ai social.
Una sorta di dipendenza, che induce gli utenti non solo ad aprire con più frequenza le app, ma a farlo senza pensarci, come una sorta di abitudine, di certo poco sana. Lockdown, pandemia e restrizioni hanno poi alimentato tutto, hanno abbassato l’età di chi si iscrive e inizia ad interagire, rendendo tutto un po’ più allarmante. Una dipendenza dicevamo. Di certo non meno pericolosa o da combattere rispetto ad altre.
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